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“Sono venuta per la prima volta negli Stati Uniti nell’ Agosto del 2017. Quando sono partita parlavo e capivo poco l’inglese ma passando 24 ore su 24 con le mie compagne, ho imparato in fretta e fatto diverse amicizie. Ora sono al quarto semestre, praticamente a metà del tragitto per laurearmi e posso dire che l’esperienza americana mi ha insegnato tante cose: ad essere indipendente, a conoscermi, a relazionarmi meglio con le altre persone e ad iniziare a pensare a cosa fare del mio futuro (inteso come carriera lavorativa e scelte di vita). Sono partita che non mi ero mai fatta la lavatrice da sola o la spesa senza qualcuno che mi dicesse cosa comprare. Ora, dopo due anni, faccio tutte queste cose, vivo in una casa con le mie amiche dove riusciamo a gestirci in maniera attenta le faccende quotidiane e gli impegni personali di studio e sport. Questa esperienza mi ha fatto decisamente crescere e non tornerei indietro per nessun motivo.”.

Nelle prime parole di Nicole Pivetti, Student-Atlhete a Pace University (New York), troviamo già diverse risposte che cercavamo. Indipendenza, autonomia, amicizia, confronto, sono i valori che spesso e volentieri i ragazzi che partono per studiare negli Stati Uniti riescono a coltivare.

Sport e studio: quali differenze hai notato in particolare sia in termini di studi che di gioco arrivata negli Stai Uniti? Prima di iniziare il percorso in America, ho frequentato per sei mesi l’Università di Economia a Modena “Marco Biagi”, che ho letteralmente mollato per partire. Non posso dire di conoscere al meglio il sistema accademico italiano, ma qualcosa l’ho notata. In Italia ero in una classe di 200 persone, mentre qui il rapporto professore-studente è di 25/30 a 1. I professori quindi, sono molto più disponibili e aperti al confronto: se un compito è andato male, sono sempre pronti a trovare un modo per farti recuperare. Si crea un rapporto diretto teso a favorire o meglio agevolare la vita dello studente e non il contrario come spesso accade da noi. A Pace University, c’è un ottimo career services, ovvero l’ufficio preposto per facilitare e indirizzare la carriera lavorativa dello studente. Tantissime sono le opportunità di stage (qui si chiamano internships) anche perché molti professori, nel caso del settore economica in particolare, sono businessman e quindi vanno alla ricerca continua di potenziali talenti tra gli studenti.

Questo per quanto riguarda lo studio, e lo sport? Quando ero al liceo a Modena spesso mi son sentita dire che un brutto voto corrispondeva alle tante ore che dedicavo alla pallavolo e che toglievo allo studio. Al contrario, qui in America, i professori apprezzano particolarmente gli Student-Athletes, descrivendoli come alunni modello. Quando a causa di una partita o un torneo, non riesco ad essere presente a lezione, i professori sono sempre disponibili a trovare un modo per farmi recuperare la lezione che ho perso. Contestualmente, il nostro allenatore, monitora  il nostro andamento scolastico e se i nostri voti sono sotto una certa media, ci vengono assegnate ore obbligatorie al tutoring center. (Il tutoring center è un servizio offerto dalla scuola nel quale lavorano numerosi tutor per tutte le materie, con i quali si può prendere un appuntamento per approfondire, fare compiti o prepararsi per un esame). 

Lo abbiamo chiesto a tutti i nostri intervistati e lo chiediamo anche a te. Qual è la tua giornata tipo? In questo semestre (Spring Semester), la mia giornata tipo è un po’ complicata, dato che due giorni a settimana prendo il treno alle 7 di mattina per andare a New York City (ci si mette circa 40 minuti dal mio college) e svolgere  lo stage presso MaxMara. Lavoro fino alle 18, torno al college e faccio allenamento dalle 20 alle 22. Invece, negli altri due giorni vado a lezione, faccio allenamento di pesi e poi pallavolo. Il venerdì invece, ho pesi alle 6.30 di mattina e “conditioning” un allenamento che praticamente consiste solamente in scatti e corsa, per quaranta minuti. 

Onestamente credo che non sia facile far combaciare l’esperienza accademica con quella sportiva, ma è certamente possibile. Qui, inoltre, ho imparato a gestire al meglio il mio tempo: se so che ho un compito da consegnare entro domenica sera, lo faccio durante la settimana, cosi alla domenica sono libera di uscire con le mie amiche e godermi il mio giorno libero. Sembra banale ma ho acquisito quella capacità di “time management” che prima non avevo.

Per concludere ci hai già risposto da sola, ma volgiamo chiedertelo in maniera diretta: pensi che questa esperienza ti abbia migliorata come persona? Sicuramente mi lascerà una consapevolezza della persona che sono e di quanto valgo. Questa esperienza, come ho già detto mi ha reso molto più adulta e indipendente e io non la vedo come un avventura, ma come un inizio di un percorso. Spero di poter vivere qui a New York nel futuro. Qui ho trovato persone e amiche splendide, ho un rapporto straordinario con la squadra, un legame particolare che mi ha fatto crescere, che mi ha dato e mi sta dando tanto. È un periodo di vita ti lascia qualcosa dentro, un Ti apre gli occhi, ti fa conoscere persone diverse da quelle che magari incontreresti in Italia e ti fa vedere la vita da nuove prospettive.

È una esperienza che consiglio da un punto di vista umano, sportivo, accademico e professionale. Qui puoi costruire un futuro importante!