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Arriva un’altra intervista. Una bellissima chiacchierata e soprattutto una splendida testimonianza su cosa significhi vivere la vita da studente-atleta.

La parola ad Alessandro Gianotti, centrale di 201 cm, medaglia d’oro ai Campionati Mondiali U19 nel 2019 e argento all’ Europeo U20 l’anno successivo, che dall’estate 2021, ha scelto di proseguire la sua carriera sportiva e accademica oltreoceano.

Alessandro sta studiando Entrepreneurial Management a BYU (Brigham Young University, Provo, Utah), la sua squadra è attualmente al n.6 del ranking nazionale NCAA e nelle prossime settimane entrerà nelle fasi finali del campionato.

Parliamo spesso di come questa esperienza possa cambiare la vita dei ragazzi che partono: sino ad oggi qual è il tuo bilancio in campo e fuori? 

Dal mio punto di vista, posso confermare tutto ciò che di positivo viene detto riguardo questa esperienza. Per me, venire qui, è stato come iniziare una nuova vita. Ho avuto l’ opportunità di conoscere tantissime nuove persone, vedere moltissimi posti che fino a prima “sbirciavo” solamente sul telefono. Avere la possibilità di studiare in un’università qua in America oltre a fornirti un bagaglio di esperienze incredibile, ti apre moltissime porte per un futuro prossimo. Per quanto riguarda il campo, ho avuto la possibilità di interfacciarmi con metodi differenti rispetto a quelli utilizzati nel nostro paese. Chi mi conosce lo sa, sono abbastanza competitivo quando si parla di pallavolo, e venire qui mi ha stimolato ancora di più a dare il 100%.

L’impatto con una realtà differente rispetto alla nostra è ciò che ci sottolineano tutti gli studenti-atleti, come ci hai confermato tu. Vita quotidiana e studio, quali sono le principali differenze rispetto l’Italia ed in cosa personalmente hai fatto maggiore difficoltà? 

Esatto, ci sono tantissime differenze tra realtà americana ed italiana. La maniera in cui università e sport vengono concepiti negli States è totalmente diversa da come avviene in Italia. Da studente-atleta, gli impegni sono moltissimi, non c’è da sorprendersi se, per esempio, durante la stagione si è in trasferta per 4 giorni di fila e non si possono attendere lezioni e corsi vari. Ciò che però differenzia gli USA è che viene prestata attenzione a questi dettagli ed i professori sono generalmente molto volenterosi di aiutare, quando possono. La cosa che probabilmente mi ha creato più difficoltà è il modo di ragionare degli americani. Quando ti affacci in un nuovo paese, o addirittura continente come in questo caso, è ovvio che ci siano differenze, e questa è una di quelle, cioè il modo di approcciarsi, di intendere le relazioni interpersonali, e comunicare in generale.

Differenze che immaginiamo ci siano anche in campo. Come ti ha accolto la squadra e cosa in particolare ti ha colpito della pallavolo americana?

Per mia fortuna, ho un gruppo squadra che definire fantastico è dire poco. I ragazzi sono persone stupende e mi hanno accolto a braccia aperte sin dal primo giorno. Ci sono altri stranieri in squadra, quindi tutti loro sono più o meno abituati e sanno cosa significa avere in squadra una persona che proviene da un altro paese e che ovviamente non conosce molto bene la lingua e tantomeno le persone. Ciò che mi ha colpito della pallavolo americana è le disponibilità in termini di palestre, fisioterapia ed attrezzi che penso nemmeno in Superlega possano offrire ai giocatori. L’università qui mette i suoi atleti in condizione di performare al meglio delle loro possibilità. 

La vita da studente-atleta è molto impegnativa. Quali pensi possano essere le skills principali per sostenere al meglio questa esperienza tra sport e studio? 

Confermo sia tosta. La vita tra allenamenti, pesi alle 6:30 di mattina ed esami, può diventare davvero stressante, ragion per cui credo che la skill più importante sia la programmazione e la gestione del tempo, delle energie da dedicare a ogni singola attività. 

Per concludere, sei partito per fare un’esperienza, per confrontarti con una pallavolo “diversa”, per apprendere e crescere. Rispetto il tuo futuro ed il mondo del lavoro, cosa pensi tutto questo possa darti in più per realizzare le tue ambizioni?

Non ho dubbi quando dico che questa è stata la scelta migliore della mia vita. Questa esperienza, oltre a darmi una laurea e quindi la possibilità di trovare un lavoro al termine del mio percorso pallavolistico, mi ha dato importanti lezioni di vita, mi ha insegnato a mettermi in gioco, aprirmi a nuove opportunità e persone, soprattutto mi ha insegnato a non mollare mai. Penso che questo mi darà stimoli e forza che nella vita mi faranno andare ancora più lontano. Ovviamente tutto questo non sarebbe stato possibile senza il supporto delle persone a me care, come la mia famiglia in primis, ma anche di tutto lo staff di Sportlinx360 che, dal primo momento, si è dimostrato in grado di venire incontro ai miei desideri e richieste, con la più alta professionalità che potessi immaginare.