L’articolo completo sul trionfo di Margherita Marconi nella NAIA, scritto da Valentino Cristofalo per Il Supporter.
Probabilmente la prima italiana a conquistare il titolo NAIA 2018 – National Association of Intercollegiate Athletics, quindi il titolo nazionale a livello di college. Diciamo probabilmente, ne siamo abbastanza certi avendo “spulciato” i vari titoli del passato ma non si sa mai. Comunque una storia di successo, un esempio da seguire, parlando di una ragazza giovanissima, originaria di Jesi che ha deciso di andare negli Stati Uniti, supportata dal percorso offerto da Sportlinx360, senza alcun timore studiando Business Administration presso la Park University (Parkville – Missouri) e conquistando il titolo nazionale di pallavolo con i Pirates.
Noi del supporter.it abbiamo avuto la fortuna di intervistare MARGHERITA MARCONI, per raccontare le emozioni di chi è riuscita a realizzare il suo sogno con forza, determinazione e costanza.
Partiamo da una domanda secca e diretta, cosa si prova a vincere un titolo nazionale così importante come quello della NAIA?
“Fin da agosto la squadra si era prefissata come obiettivo di arrivare a lottare per quella finale l’1 Dicembre e fino a quando l’arbitro non ha fischiato la fine di quella partita non avevo realizzato quanto importante fosse quello che stavamo facendo. Tutto quello che avevamo sognato dall’inizio della stagione era diventato realtà. L’emozione più forte è stata quando i coriandoli sono cominciati a scendere dal soffitto, vedere tutte le mie compagne di squadra piangere dalla gioia e abbracciarsi è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Abbiamo lottato partita dopo partita, allenamento dopo allenamento e azione dopo azione ci siamo guadagnate ciò che ci spettava. Vincere il titolo di campionesse nazionali NAIA non ha prezzo, soprattutto con una squadra unica come la nostra dove la fiducia e l’amicizia viene prima di qualunque gesto tecnico.”
Dalle emozioni al bilancio. Come valuti la tua stagione? A livello personale e al di là del titolo, soddisfatta o no di quanto fatto?
“La mia stagione è stata piena di alti e bassi. Confrontarsi con un livello così alto come quello della squadra femminile di pallavolo di Park University non è stato per niente facile all’inizio. Nonostante fossi sempre stata convinta di ciò che potessi dare come palleggiatrice una volta qua ho messo tutto in dubbio. La squadra è composta da giocatrici con grande talento che mi hanno aiutato a migliorare giorno dopo giorno. Sono pienamente soddisfatta della mia stagione, sono cresciuta molto come palleggiatrice e come leader. A volte sono caduta a causa della grande pressione posta sulla squadra o a causa dell’intensità degli allenamenti ma tutto questo mi ha fatto crescere come giocatrice e ad oggi mi reputo pronta a guidare la squadra verso un altro successo la prossima stagione.”
Sei arrivata negli Stati Uniti attraverso il percorso supportato da Sportlinx, dallo Showcase del 2017 ad oggi: quanto e dove ti senti cambiata?
“Ripensando alla ragazza che ero quando ho deciso di partecipare allo Showcase del 2017 non riesco a credere di essere riuscita ad arrivare a questo punto. Il giorno in cui ho deciso di firmare il contratto con Sportlinx per affrontare questa avventura non ero esattamente convinta di ciò che stavo facendo in quanto sapevo che sostenere una vita da studente-atleta non sarebbe stato per niente facile. Sono cambiata da molti punti di vista, ma la cosa che più mi contraddistingue è quella di essere indipendente. Quattro mesi passati a dover conciliare impegni scolastici e sportivi mi hanno fatto crescere. È stato un percorso molto duro in cui ho dovuto lavorare in primis su me stessa cercando di crescere in fretta vivendo giorno per giorno senza perder tempo lamentandomi delle difficoltà.”
Un titolo importante lontano dall’Italia, dai tuoi affetti e dalla famiglia. Quanto è stato difficile cambiare vita così giovane? Raccontaci i tuoi primi mesi a stelle strisce.
“C’è una forte comunità internazionale qui a Park University ed è per questo che mi sono subito sentita la benvenuta fin dai primi mesi. Nonostante ciò ho sofferto la lontananza dai miei genitori e tutt’ora è così, nei momenti in cui mi sentivo persa avrei voluto averli accanto a me. Questa vittoria lontano da casa la dedico soprattutto a loro che sono stati gli unici ad avermi sempre supportato e i primi ad avermi spinto verso questa nuova esperienza. Il titolo di campionessa nazionale ha un grande significato per me, rappresenta una piccola rivincita verso tutti coloro che non pensavano che ce l’avrei mai fatta e una grande soddisfazione per chi invece ha sempre creduto in me.”
Connubio sport – studio. Sei una testimonianza diretta e concreta che questo è possibile. Quanto è difficile coniugare questi due elementi?
“Oserei dire che riuscire ad organizzare le mie giornate tra studio ed allenamenti è stato il passo più difficile che ho dovuto affrontare. In una mia giornata tipo mi sveglio per attendere la mia prima classe che inizia alle 10, con me non devo portare solamente lo zaino con i libri ma anche il borsone per l’allenamento perché tra i vari impegni so che non riuscirò a tornare al dormitorio per prepararmi. Finita la classe di solito vado in libreria dove ho più o meno un’ora per studiare prima di andare a pranzo alla mensa della scuola, verso le 13 devo attendere la seconda e ultima classe della giornata per poi correre in palestra ed essere in tempo per 2 ore di duro allenamento. Dopo allenamento vado diretta alla training room, dove di solito incontro la fisioterapista e mi prendo cura del mio corpo in modo da essere pronta il giorno dopo per un altro allenamento. Dopo questo vado finalmente a cena, ma non è finita in quanto il programma di allenamenti prevede di andare in sala pesi più volte a settimana. Se è rimasto un po’ di tempo e non sono troppo stanca finisco di studiare e poi vado a dormire. Ci sono certi giorni in cui dobbiamo viaggiare per delle partite in trasferta e sinceramente sono i miei preferiti in quanto siamo scusate per saltare le nostre classi, ma durante il viaggio mi ritrovo spesso a finire dei compiti o a studiare. Lo sport è molto importante qui e molti professori si adattano perfettamente alle esigenze degli studenti- atleti, in più il sistema scolastico è quasi tutto online perciò è molto facile poter gestire i propri impegni con le classi da un computer.”
Descrivici i tre momenti più emozionati della stagione sino al titolo. Quali e perché?
“La stagione è stata piena di momenti emozionanti e speciali, potrei parlarne per ore. Il primo di questi è stato quando ho fatto la mia prima apparizione in una partita ad inizio stagione, nonostante non avessi mai giocato con la squadra il Coach ha deciso di farmi entrare ed è stata una soddisfazione unica riuscire a giocare al mio meglio e non deludere il team. Un altro dei miei momenti preferiti è stato durante una delle ultime partite di campionato prima delle finali, quando la mia prestazione non era delle migliori e una delle mie compagne di squadra Noura, si è avvicinata a me, mi ha abbracciato e mi ha sussurrato “I believe in you”. Sapere che nonostante non stessi giocando al meglio le mie compagne di squadra erano li per aiutarmi mi ha fatto capire che oltre a una squadra i Pirates sono una famiglia pronta a darti una mano per rialzarti. Suonerà scontato ma il terzo momento più bello della stagione è stato proprio durante la finale. Non parlo dei festeggiamenti o della premiazione ma di quando al quarto set sembrava tutto perduto, la squadra stava perdendo ed eravamo a un passo dal perdere il titolo di campionesse nazionali. Durante un time-out il coach ci ha detto che nessuno poteva portarci via ciò per cui avevamo inseguito per una intera stagione, nessuno più di noi meritava quella vittoria. Da quel time-out tutto il pubblico, tutta la panchina e la squadra in campo si è accesa e tra urla di incoraggiamento, concentrazione e sudore abbiamo conquistato ciò che era nostro di diritto. Quando si crede veramente in qualcosa nessuno te lo può portare via perché se lo sogni, lo puoi realizzare.”
Concludiamo con dediche e ringraziamenti: chi ti senti di ringraziare e a chi dedichi questa vittoria?
“Come ho già detto dedico questa vittoria alla mia famiglia che mi è stata sempre vicino durante questi 4 mesi, che ha creduto in me quando pensavo di non potercela fare e che mi ha spinto in questa avventura sapendo che fosse la scelta giusta per il mio futuro. Vorrei ringraziare Jesica Umansky ed Elitza Krasteva per aver reso tutto questo possibile ed avermi seguito passo-passo nel percorso che mi ha portato a lasciare l’Italia la scorsa estate. Ringrazio tutti gli amici italiani con i quali sono sempre rimasta in contatto e con i quali mi sono sfogata quando avevo dei problemi. E per ultimo ma non meno importante ringrazio con tutto il cuore il mio coach Michael Talamantes e le mie compagne di squadra per avermi dimostrato che un sogno può diventare realtà se lo si desidera veramente.”