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L’esperienza negli Stati Uniti raccontata da chi è ancora lì, da chi ha ricoperto e ricopre diversi ruoli, da chi ha deciso di proseguire nell’ambito sportivo. Tantissimi momenti felici, qualche difficoltà iniziale ma sicuramente un qualcosa che sta segnando la sua vita.

Le parole di Linda Mungai, tra campo e vita.

Partiamo dall’attualità, oggi di cosa ti occupi? 

Oggi sono un graduate assistant nello strength and conditioning department di Lamar University, un college di D1 che si trova in Texas, piu precisamente a Beaumont, e che compete nella Southland Conference. In particolare, mi occupo della preparazione atletica della squadra di pallavolo, della squadra femminile di tennis, della squadra maschile e femminile del cross country, e sono assistente preparatore della squadra di football (nello specifico lavoro per lo piu con i wide receivers e i giocatori infortunati) e della squadra di baseball. 

L’esperienza da studente-atleta quanto ti ha “cambiato” ed in cosa?

L’esperienza di studente atleta mi ha fatto crescere sotto tantissimi aspetti.. Mi ha insegnato a cavarmela da sola in tante situazioni, mi ha reso più responsabile e più matura. Oltre al fatto di dover vivere da sola e tutto ciò che ne consegue, ho conosciuto tantissime persone che mi hanno aiutato in maniera diversa, ho imparato a cogliere le opportunità quando mi si presentavano e ho anche imparato a crearmi opportunità. 

Penso che l’America sia un paese molto meritocratico, e se lavori sodo e ti impegni prima o poi i risultati arrivano.

  • Rispetto al mondo del lavoro, quali skills hai appreso negli States? 

Negli States ho avuto la possibilità di fare ben due tirocini durante la mia esperienza di studente atleta, e sicuramente queste due esperienze mi hanno aiutato a parlare inglese in maniera più fluente, a relazionarmi con persone con diversi background e diverse aspirazioni e i hanno insegnato quanto sia importante il lavoro di squadra.

Ad oggi sono un coach che si occupa di preparazione atletica, ed è fondamentale per me capire il tipo di atleta che mi trovo di fronte e l’approccio più opportuno per portarlo ad esprimere al meglio il suo potenziale atletico, e per fare ciò devo collaborare con altri professionisti quali fisioterapisti e nutrizionisti, quindi è fondamentale costruire un rapporto di fiducia ed avere una comunicazione aperta con loro.

Due momenti contrapposti. Raccontaci il momento/ricordo più bello ed il momento più complicato vissuto negli Stati Uniti come studente-atleta!

Il mio ricordo più bello della mia esperienza come studente atleta è sicuramente la partita finale del conference tournament durante il mio senior year. Era una partita importantissima, se avessimo vinto, avremmo ottenuto il famoso ” anello” e saremmo andate al primo round dei campionati nazionali, ma nel caso in cui avessimo perso, la stagione si sarebbe conclusa. 

Eravamo 2 pari, e al quinto set stavamo perdendo 14-9; alle avversarie mancava un punto alla vittoria, la partita era praticamente finita.. ma non abbiamo smesso di crederci, abbiamo lottato punto dopo punto come una squadra, e abbiamo vinto 16-14! Sono state emozioni fortissime, non penso di aver mai pianto cosi tanto per una partita di pallavolo..ancora oggi se ci ripenso, mi emoziono!

Il momento più complicato direi o i primi giorni in America in cui ti senti completamente spaesato ahah, oppure una delle molteplici notti in cui sono rimasta sveglia a studiare fino alle 3 del mattino, e avevo la sveglia alle 5 per andare a fare pesi alle 5:30 del mattino con la squadra.

Quali sono state le difficoltà iniziali appena atterrata in America e come le hai superate?

I primi giorni in America ti senti completamente disorientato. E’ tutto diverso, la gente ti chiede quanto sei alto e tu devi rispondere in feet (anche se non hai idea di cosa voglia dire), vai a fare la spesa al supermercato e devi capire quanti lbs di prosciutto vuoi.. e poi ovviamente c’è la barriera linguistica. Io avevo totalizzato un punteggio di 103 nel TOEFL; sono sempre stata brava in inglese e quindi non ero assolutamente preoccupata della lingua, però arrivata li, con compagne di squadra e professori provenienti da tutta America con i loro accenti e i loro diversi modi di parlare facevo fatica a capire inizialmente, loro avevano difficoltà a capire cosa dicessi io col mio accento italiano e quindi inizialmente mi sono un po demoralizzata. In aggiunta a tutto ciò, io avevo appena finito la triennale in Italia e invece il sistema accademico americano è molto più simile alle nostre scuole superiori, quindi hai i compiti, verifiche etc.. e anche quello è stato un trauma. 

Come tutte le cose, piano piano ci si fa l’abitudine, più passa il tempo e più capisci come funzionano le cose, inizi a capire di più la lingua e ad esprimerti meglio. Però una cosa bellissima dello sport è questa: che è una lingua universale; non importa tutte le difficoltà iniziali, perché quando entri nel campo da pallavolo e fai allenamento con le tue compagne ti senti a casa, ed è anche un modo che ti aiuta a legare con le tue compagne e a fare amicizia fin da subito.

Per concludere, qual è il consiglio che daresti ad un ragazzo/a che sta per intraprendere questa esperienza?

Il mio consiglio più grande è quello di essere sicuri di voler intraprendere un’esperienza del genere, da fuori può sembrare tutto rosa e fiori ma non lo è, e quindi informatevi bene, raccogliete più informazioni possibili e parlate con più gente possibile che ha già fatto questa esperienza. Tuttavia, se siete abbastanza coraggiosi da fare una scelta del genere, fidatevi che sarà l’esperienza più bella della vostra vita, vi farà crescere sotto tanti punti di vista e vi lascerà dei ricordi che saranno indelebili nel vostro cuore. Non è una scelta facile, ed è proprio per questo che è cosi bella.