Domanda secca: avete visto il docufilm Operazione Varsity Blues: scandalo al college?
Noi sì e ne abbiamo tratto una morale, la nostra morale, che però vi racconteremo alla fine, prima è giusto dare alcuni accenni sulla vicenda raccontata su e da Netflix.
È la storia di Rick Singer e di un “network” costruito ad arte fatto di coach, assistenti tecnici, dirigenti scolastici, supervisori ed insegnanti, utilizzati (ve lo diciamo in maniera schietta) per fare entrare senza meriti i figli di famiglie ricche in prestigiose università. Il docufilm, diretto dal regista Chris Smith, prosegue il filone intrapreso già da Daniel Golden sulle “forzature” nelle ammissioni al college con il libro“The Price of Admission” di Daniel Golden.
Il documentario è stato realizzato e ricostruito grazie alle intercettazioni telefoniche e alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Singer alla polizia federale, una storia che scoperchia un mondo che in parte già si conosceva. Nel 2011 Rick Singer diviene il consulente universitario privato numero uno a Sacramento e, studente dopo studente, costituisce la Fondazione Life Coaching, con la quale realizzerà un giro di affari da milioni di dollari.
Non vogliamo spoilerarvi la storia, ma il focus lo avete capito: “l’entrata di favore al college”, non in istituti qualsiasi, ma in college come Yale, Harvard, Stanford, UCLA, USC.
Ciò che abbiamo notato è che dal documentario emerge l’idea che l’istruzione universitaria come un prodotto da acquistare. Le famiglie coinvolte acquistano, appunto, un titolo, un nome, per i loro figli, come dire “sono uno studente di Yale” valga più dell’essere. Come spesso e volentieri i genitori, i ragazzi, si lascino trasportare solo dal prestigio di un’università, dal “nome” e non dalla sostanza. Quello che conta, almeno per noi, invece è l’opportunità che un college può darti, il percorso di studi, il percorso sportivo, le attitudini e le possibilità offerte a prescindere dalla grandezza del college.
Operazione Varsity Blues fa emergere il lato più oscuro delle ammissioni, basta pagare per entrare, ma in realtà non è così, o meglio, non deve essere così. Dietro c’è un mondo fattodi impegno, di studio, di applicazione e determinazione. Non per forza è necessario inseguire il prestigio dell’Università, ciò che bisogna guardare sono le possibilità: il resto, la propria storia, il proprio futuro te lo puoi e devi costruire da te. Noi di Sportlinx360, facciamo proprio questo, vagliare tutte le opportunità in base al profilo dello studente.Il nostro compito è supportare i ragazzi nella scelta, nella partenza e nel proseguo della loro esperienza americana.
Perché, diciamoci la verità, realizzarsi da soli, realizzare i propri sogni con le tue forze ha tutto un altro gusto!